Gli errori più comuni sui social sono aspetti con cui mi devo confrontare molto spesso nel mio lavoro di social media marketing: errori che alla fine si riconducono sempre agli stessi, eterni granchi madornali.
In realtà il modo in cui si comunica è l’aspetto più importante di tutta la gestione dei social, il cuore stesso di tutta la faccenda. Puoi anche avere immagini fighe, sponsorizzate che vanno alla grande e investire un sacco di energie e denaro, ma se non comunichi in modo corretto è tempo perso.
Comunicare sui social ha infatti regole proprie, che sono diverse da quelle che funzionano per il blog, la newsletter o i comunicati stampa (ogni mezzo di comunicazione segue, di fatto, regole proprie). Spesso farlo comprendere ai clienti è una faticaccia, ma è giusto mettere la cosa ben in chiaro.
Gestire la comunicazione sui social viene spesso considerata, ancora, un gioco da ragazzi: prendi una bella foto, ci piazzi del testo, un bel trenino di hashtag e il gioco è fatto.
1 – Fare solo post autoreferenziali
Questo lo metto al primo posto tra gli errori più comuni sui social perché è, in base alla mia esperienza, l’errore numero 1 tra gli errori più comuni: sui social è sbagliato parlare solo ed esclusivamente di sé, di quanto la mia azienda è brava e quando sono eccellenti i miei servizi o prodotti (posso farlo ma senza esagerare, diciamo al massimo fino al 30% dei miei post). Cioè, i miei prodotti/servizi potrebbero anche essere i migliori al mondo, ma non dobbiamo dare sfoggio di noi e soprattutto non dobbiamo risultare ridondanti.
Ciò che le persone spesso non comprendono è che i social media sono dei mezzi per comunicare contenuti interessanti, divertenti e utili per chi ci segue e ci legge. In questo modo coltiviamo quello che nel marketing viene chiamata brand awareness, ovvero l’autorevolezza e notorietà del marchio.
2 -Non investire nelle sponsorizzate
In questo momento storico non è possibile gestire i social a costo zero: poteva valere anni fa, quando l’algoritmo di Facebook e Instagram ancora non metteva i bastoni tra le ruote, ma non oggi, quando i post organici (non a pagamento) languono e raggiungono un numero risicato di persone.
Investire energie in grafiche bellissime e copy accattivanti è fondamentale, ma se li vedranno in pochissimi… beh, è davvero uno spreco. Nell’ottica attuale, almeno per quanto riguarda Facebook e Instagram, si sta andando verso la direzione di paid media, ovvero mezzi di comunicazione a pagamento: si può pubblicare ma se non si sponsorizza, il numero di persone raggiunte è davvero risicato.
Il marketing non si basa più sulle cose che fai, ma sulle storie che racconti (Seth Godin)
3 – Considerare tutti i social allo stesso modo
Non esiste il mondo dei social: esiste il mondo di Facebook, di Instagram, di LinkedIn, di Tik Tok… Ogni piattaforma ha proprie regole e scopi diversi. Fare semplicemente copia e incolla di un post da una piattaforma a un’altra è quindi da sconsigliare.
Mettere dieci hashtag alla fine di un post su Facebook non ha nessuna utilità, mentre è assolutamente essenziale su Instagram; inserire una carrellata di emoticon può forse funzionare su Facebook (forse..) ma non su LinkedIn, che è invece una piattaforma con un approccio professionale. O ancora: su Facebook è possibile condividere un blog post, ma non in un post su Instagram, che invece non prevede l’inserimento di link nel post. Insomma, bisogna verificare caso per caso cosa può andare bene per ogni piattaforma.
4 -Pensare di fare marketing solo con i social
I social media sono uno strumento potentissimo per fare promozione e farsi conoscere nel web, ma non l’unico: i social sono solo un tassello del vasto e intricato mondo del web marketing.
Non essere sui social nel 2023 è impensabile per qualsiasi azienda e professionista, piccola o grande che sia, ma è altrettanto impensabile puntare tutto solo sui social (soprattutto se poi non si mette a disposizione un budget per le sponsorizzazioni). Vale la pena ricordarsi che esiste anche il blog, le campagne di newsletter, l’ottimizzazione SEO del proprio sito, le campagne su Google… Gli strumenti a disposizione sono diversi.
Costruisci relazioni, non link (Scott Wyden Kivowitz)
5 – Usare un “tone of voice” sbagliato
Tra gli errori più comuni sui social c’è anche quello che riguarda il cosiddetto tone of voice, ovvero il tono di voce. Spesso vedo sui social aziende che usano un linguaggio aulico o “burocratichese”, solo per darsi tono o per uniformarsi alla comunicazione usata nei loro altri canali. In realtà, anche nel caso di aziende o studi professionali seriosi, il modo di comunicare sui social deve sempre essere vicino al linguaggio colloquiale, usato da chi ci segue.
Usare un tone of voice (tono di voce) freddo e impersonale può forse andare bene sul sito istituzionale (ma in realtà nemmeno lì), ma non sui social: devo cercare di usare un linguaggio informale e vicino alla forma parlata se voglio che le persone interagiscano con me e si instauri un legame. (E da qui arriviamo al punto successivo, qui sotto).
6 – Non instaurare un dialogo con chi ci legge
Eccoci con un altro degli errori più comuni sui social, che ritrovo spesso analizzando gli account delle persone che si rivolgono a me per la formazione: spesso manca del tutto un tentativo di dialogo. Postare sui social non significa scrivere un comunicato stampa; devo sempre ricordarmi di stimolare chi mi legge, sia perché ciò aumenta le interazioni del post, sia perché questo è proprio il senso dei social: creare un dialogo diretto con i follower.
Come dico sempre durante le mie lezioni, è come avere a che fare con una persona che ti inonda di parole senza ascoltarti o lasciarti lo spazio per rispondere: come ci sentiamo quando ci troviamo davanti una persona così? Non so voi, ma io di solito ne esco molto infastidita (e cerco il più possibile di evitare quella persona).
Quando scriviamo sui social dobbiamo proprio immaginarci che abbiamo di fronte i nostri follower/clienti (o potenziali tali) e stiamo per imbastire un vero e proprio dialogo con loro. Ciò è utilissimo anche per capire cosa ne pensano, quali sono le loro preferenze o i loro problemi. L’importante è che ci sia sempre uno scambio.
roberta
brava claudia sante parole le prenderò a esempio citandoti posso? 🙂
Claudia Moreschi
Ciao cara, grazie per il tuo commento 🙂
Ma certo che puoi citarmi, assolutamente sì! Grazie!