Per lungo tempo il turismo è rimasto legato a un
concetto standard di vacanza: la vacanza era intesa come occasione di ozio e relax, per staccare la spina dalla routine quotidiana, magari in un luogo nuovo. Il tutto procedeva di pari passo con un tipo di
turismo concepito per le masse: gli operatori erano concentrati sull’offrire pacchetti standardizzati pensati per gruppi ampi e uniformi. Ora non più.
Il focus del turista oggi è non più solo sul
dove andare ma soprattutto sul
cosa fare. Si sceglie sì una meta specifica, ma la si sceglie anche perché in quel luogo è possibile dedicarsi a una particolare attività. Il turista non vuole più solo rilassarsi o vedere posti, ma vuole
provare esperienze nuove, desidera imparare, scoprire e scoprirsi, mettersi alla prova, conoscere in prima persona, sperimentare, calarsi al 100% nella realtà di un luogo.
Oggi la vacanza è sempre più intesa come occasione di arricchimento e scoperta, tra tour culturali, hobby antichi, lezioni di cucina o attività all’aria aperta. In altre parole,
il turista vuole che la vacanza lasci il segno, vuole tornare a casa non più solo con le foto e i video di quello che ha visto, ma anche e soprattutto con i ricordi di quello che ha sperimentato in prima persona.
Turismo esperienziale: che cosa è
Questa nuova tendenza del turismo 3.0 ha un nome: si chiama
turismo esperienziale. “Esperienziale” perché il turista nel 2017 ha bisogno di andare in vacanza e provare nuove esperienze, ha voglia di cimentarsi in attività stimolanti e originali, scegliendo in base ai propri gusti e alle proprie passioni.
I dati lo confermano. Secondo uno studio di monitoraggio dei
trend turistici condotto nel 2016 da
TripAdvisor, tra 50.000 viaggiatori intervistati, il 71% dichiara di voler partire per “allargare i propri orizzonti”, il 55% per “cercare esperienze uniche e interessanti”, il 44% per “arricchire le proprie conoscenze culturali”, il 36% per“calarsi nella cultura locale”.
Chi cerca questa forma di turismo esperienziale è in genere un
viaggiatore indipendente – target in forte crescita negli ultimi anni – che, complice la proliferazione di siti web e blog di viaggio, sa sfruttare la rete per trovare le proposte e le idee più adatte alle proprie esigenze.
Turismo esperienziale e territorio
Con l’aumento del desiderio di nuove esperienze aumenta anche il
desiderio di interazione con il territorio, per andare a stabilire un legame forte e scavare in prima persona nelle tradizioni, negli usi e nelle specificità di quel luogo, recuperando le sue autenticità e originalità.
Chi sceglie il turismo di tipo esperienziale è alla ricerca di
esperienze strettamente collegate con il territorio che sta per visitare: da qui l’importanza, per gli operatori turistici, di saper proporre e comunicare al meglio la propria destinazione. Ogni destinazione deve essere in grado di raccontarsi a cuore aperto per risultare appetibile, interessante, sincera e originale (che cosa distingue la nostra destinazione da un’altra? Perché i turisti dovrebbero scegliere noi? Qual è il nostro target di riferimento?).
Da qui il desiderio da parte del turista di partecipare a un corso di cucina, a un tour culturale, a una degustazione o a un’escursione non generici, ma connotati specificamente in termini
local.
Turismo esperienziale e personalizzazione
Con l’evoluzione del turismo di tipo esperienziale, il turista non si accontenta più di pacchetti preconfezionati oppure offerte standard: cerca qualcosa di specifico, cerca
offerte sempre più personalizzate, con servizi specifici che soddisfino i suoi bisogni e le sue richieste (altrimenti li cerca altrove).
Anche qui viene chiesto agli operatori del turismo uno sforzo importante:
offrire prodotti personalizzati e su misura, costruiti customizzandoli in base ai gusti del cliente, che, se possibile, è bene saper intercettare e prevedere.