Scrivere bene non è una cosa semplice da insegnare o apprendere. In fondo – questo almeno secondo il mio parere – è dato da una predisposizione personale: sapere scrivere bene è un dono che alcuni (non tutti) hanno. A qualcuno viene spontaneo e del tutto naturale, con altri risulta un po’ più difficile.
Tuttavia esistono dei trucchetti e delle regole generali che possono aiutare e indirizzare a scrivere bene. Orwell ci viene in soccorso con degli spunti molto utili.
“La nostra civiltà è in una fase decadente. E il nostro linguaggio non può che condividere questo crollo”: nel suo saggio del 1946 Politics and the English Language George Orwell si lamenta della corruzione della lingua inglese dei suoi tempi e riconosce che “imparare a scrivere male è facile“, soprattutto in contesti quali l’accademia, il giornalismo, il linguaggio aziendale.
La buona notizia è che è comunque possibile fare qualcosa per migliorarsi, seguendo in particolare sei regole generali. Questi consigli di scrittura valgono allo stesso modo anche per la lingua italiana contemporanea.
1. Mai usare una metafora, una similitudine o altre figure retoriche che sei già abituato a vedere stampate
L’inglese dei tempi di Orwell, ma anche l’italiano di oggi, è affollato di cattive abitudini linguistiche. Spesso ci si limita a scrivere testi emozionali scimmiottando espressioni o modi di dire abusati e logori, che a forza di essere utilizzati nel linguaggio di tutti i giorni hanno perso del tutto la loro forza evocativa. Serve uno sforzo in più: pensare a espressioni nuove.
2. Mai usare una parola lunga al posto di una breve
Spesso, scrivendo, si tende a prediligere espressioni lunghe e articolate o parole arzigogolate convinti che in questo modo si farà più effetto. Si ricorre così a espressioni formali, termini aulici o un linguaggio “burocratichese” che è l’antilingua per definizione (come ricorda Italo Calvino). Ma perché usare una parola o un’espressione lunga e complessa quando si può spiegare lo stesso concetto con una parola o un’espressione più semplice? La semplicità vince sempre.
3. Se è possibile eliminare una parola, è sempre meglio farlo.
Scrivere bene significa liberarsi dei pesi inutili: via allora le parole lunghe e le espressioni articolate, ma via anche le ripetizioni e le parole ridondanti o inutili. “Less is more” direbbe qualcuno (tanto per restare in tema di espressioni abusate).
In prosa, la cosa peggiore che si possa fare con le parole è di arrendersi a loro. (Orwell)
4. Mai usare la forma passiva quando si può usare al suo posto la forma attiva
In italiano come in inglese, spesso si finisce per usare la forma passiva anche quando non serve. Una frase costruita nella forma attiva è più chiara, diretta e facile da comprendere; la forma passiva, al contrario, appesantisce la frase, la rende meno immediata, confonde i ruoli.
5. Mai usare espressioni straniere, parole scientifiche o tecnicismi se si può pensare a una parola di uso quotidiano equivalente
Nella lingua italiana ormai c’è l’idea che usare termini stranieri (soprattutto inglesi) renda il testo più moderno, fresco e figo. Ma se quel termine esiste anche nella nostra lingua, perché usarlo in inglese? Si rischia un effetto ridicolo, oltre che poco rispettoso della nostra (nobilissima) lingua, con un risultato sterile e piatto (oltre al fatto che non tutti potrebbero capire).
6. Infrangi pure tutte queste regole se la scelta è di dire qualcosa di barbaro
Orwell conclude con un’antiregola: se vuoi che la tua scrittura sia tutto fuorché chiara e piacevole, allora non seguire le regole precedenti. Non lamentarti se quello che hai scritto risulta barbaro però…